Ci può essere un legame così forte come quello tra questa storica confetteria e la sua città? È dal 1918 che la Confetteria Corsini mantiene viva la tradizione cittadina dei confetti. Vengono realizzati in grandi contenitori di rame chiamate bassine, dove acqua e sciroppo di zucchero vengono miscelate con vari ingredienti come mandorle e cioccolato.
Il piccolo laboratorio, proprio all’interno del negozio, si presenta proprio com’era una volta, con i tipici macchinari dell’epoca. Il procedimento di lavorazione è ancora totalmente artigianale: due grandi contenitori vengono azionati da cinghie rotolanti, portandoci indietro nel tempo, ai primi anni del Novecento, quando ancora l’elettricità era considerata un bene di lusso.
L’azienda creata ad inizio secolo scorso da Bruno Corsini ha dovuto sopravvivere a numerose peripezie, tra cui i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che distrussero lo stabilimento situato vicino alla stazione, riaprendo le porte della confetteria nella nuova sede di Piazza San Francesco. Ancora prima, durante l’autarchia imposta dal regime fascista, dovette adattarsi alle stringenti limitazioni legate all’importazione del cioccolato, privilegiando altri ingredienti che fossero reperibili sul territorio nazionale come mandorle e nocciole.
Giorgia, nipote del fondatore della confetteria, ci racconta l’origine medievale del confetto, in particolare di quello “avvelenato”, che fu utile a Filippo Tedici (traditore della città di Pistoia che la offrì per denaro al signore di Lucca Castruccio Castracani) per uccidere la moglie, che di questi deliziosi confetti era particolarmente golosa.
Il confetto è per tradizione il protagonista dei matrimoni, dove viene offerto ai partecipanti nelle caratteristiche bomboniere. Quello più tipico di Pistoia è detto “birignoccoluto”, termine locale per indicare le piccole punte sul confetto, come se avessero piccoli bernoccoli. Una chicca preziosa che allieta i momenti di condivisione e che, come vuole la storia di Filippo Tedici, “fu un tempo avvelenato, ma con il passare degli anni è diventato innocuo e soprattutto squisito”, afferma orgogliosa Giorgia.

