Oggi scopriamo la pasta della tradizione contadina: i pici Senesi.
Percorriamo le strade della Val d’Orcia, elevate ad emblema del paesaggio toscano, pur costituendosi come assoluta unicità nel panorama regionale. Infatti, colline dal profilo delicato e vie piene di cipressi, in un perfetto connubio tra il verde e il giallo, ci restituiscono l’idea di un ambiente naturale ineguagliabile, dichiarato nel 1996 Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Sul colle che guarda verso l’incantevole borgo di Monticchiello…
In una posizione particolarmente felice per il panorama, sorge Pienza.

Pienza
Durante il Rinascimento venne individuata da papa Pio II come “città ideale”, un concetto che metteva al centro del progetto urbanistico la funzionalità e la razionalità degli spazi, in un periodo storico dove l’ “urbe” era tornata ad avere un ruolo centrale per l’attività umana, specialmente dal punto di vista architettonico.

Piazza Pio II
Oggi Pienza rappresenta ancor più di ieri questo paradigma: case in pietra perfettamente mantenute, il tantissimo verde che spunta rigogliosamente dalle finestre, le vie da cui trasuda una storia medievale che non si è perduta nel tempo e che oggi sorride alle esigenze di stili di vita sani e conformi alla tranquillità di paese. Insomma, città ideale anche oggi.
Dalle vie lastricate si discende verso la pianura baciata dal sole e dal microclima così favorevole da permettere la crescita di estesi campi di grano, che l’antica tradizione contadina ha contribuito a forgiare, tenendo sempre il senso del limite nell’intervento umano e il rispetto assoluto per l’ambiente circostante.
Nella località di Spedaletto, lungo la via Francigena, troviamo il Mulino Val d’Orcia, che già dal 1992 attinge dalla propria coltivazione di frumento nei campi adiacenti al pastificio con metodo biologico: di fatto uno dei primi casi in Italia di filiera corta.
Appena dietro il Molino, sorge un castello medievale, su cui si staglia una torre e una bellissima corte interna che è stata adibita ad agriturismo. Un progetto quindi globale, quello dell’attività gestita da Amedeo, che mette al centro il recupero dei tempi compassati della tradizione agricola, che da sempre rispetta il ciclo naturale delle stagioni.
E sono proprio i tempi lenti ad essere determinanti. Infatti, in seguito alla trafilatura in bronzo ed all’essiccazione naturale, i pici che escono fuori sono caratterizzati da una particolare ruvidezza, che significa poter assorbire i sughi con maggior facilità. Ma non solo.
Questa pasta, il cui impasto è a base di farina di grano duro della varietà Senatore Cappelli, può vantare un basso indice glicemico e maggiori proprietà lipido-vitaminiche rispetto alla pasta convenzionale.
Piatto tipico della Toscana del sud, da abbinare ad un buon ragù di cinta senese o di chianina, i Pici senesi risalgono addirittura all’epoca etrusca, ma dopo più di duemila anni rappresentano ancora il patrimonio di questo territorio straordinariamente in equilibrio tra attività umana e natura.
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