L’acronimo PAT sta ad indicare i Prodotti Agroalimentari Tradizionali, un riconoscimento istituito dal Ministero delle Politiche Agricoli ed Alimentari che ha individuato più di 5.000 prodotti italiani tradizionali. Lo scopo è quello di promuovere la conoscenza sul piano nazionale ed internazionale di alimenti che sono il risultato della tradizione e dell’artigianalità.
Il requisito fondamentale per essere compresi in tale elenco, infatti, fa riferimento proprio al metodo di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidato nel tempo, che deve essere legato a regole tradizionali, per un tempo definito non inferiore a venticinque anni.
L’Unione Europea non ha ancora disciplinato questa categoria in quanto si ritiene che possa finire per confondersi con i marchi IGP e DOP, giudicando inopportuno l’accostamento del prodotto con un territorio molto specifico. L’Italia ha delegato quindi alle regioni il compito di inserire nuovi prodotti meritevoli del riconoscimento, che si andranno ad aggiungere agli attuali elenchi.
Come nel caso dei DOP, la regione che vanta il maggior numero di prodotti PAT è la Campania, con un totale di 580, seguita da Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Menzioniamo tra i PAT più noti il mirto di Sardegna, i taralli pugliesi, il sugo all’amatriciana e i ricciarelli di Siena.
Napoli – capoluogo della Regione Campania
Un marchio, quello PAT, che intende mantenere in vita le secolari tradizioni dei prodotti agroalimentari delle varie regioni italiane e che, si spera, possa ottenere presto il benestare delle istituzioni europee. Con il sostegno di quest’ultime potrebbe delinearsi una nuova categoria, riconosciuta anche a livello europeo, in grado di tutelare territori di produzione ancora più ristretti e prodotti maggiormente di nicchia.