Sempre più spesso si parla di vini biologici e vini biodinamici. Vediamo quali sono le principali differenze.
Nel caso del vino biodinamico, questo tipo di produzione vuole rappresentare un superamento del vino biologico. In sostanza, si tratta di combinare delle pratiche agricole biologiche con i fondamenti filosofici di Rudolf Steiner. Quest’ultimo è stato un esoterista austriaco che riteneva lo spiritualismo alla base della realtà universale e che tale concezione si potesse applicare anche in agricoltura, dove ogni aspetto della natura ne influenza un altro ed un altro ancora.
È un approccio non supportato scientificamente e che è stato oggetto di aspre critiche proprio a causa della sua infondatezza scientifica. Perdipiù, non esiste alcuna normativa che disciplina questa produzione, per cui nella pratica di questa coltivazione vengono lasciati ampi margini di discrezione ai produttori.
Ciononostante, esiste un’associazione internazionale, la Demeter International, che si occupa della certificazione e del rilascio del marchio di vino biodinamico. Nel dettaglio, rispetto al biologico, il “biodinamico” si distingue per il rigore assoluto da osservare nella coltivazione della vite e durante il processo di vinificazione. I limiti di solfiti consentiti sono ancora più ridotti rispetto al vino biologico ed è ammesso un numero esiguo di pratiche enologiche.
Il vino biodinamico nella pratica
Per comprendere il vino biodinamico, occorre fare un passo indietro ed approfondire la questione dell’agricoltura biodinamica.
Secondo questo approccio è necessario attivare la vita nella terra. In tal modo le sostanze presenti possono essere liberate e assimilate dalle piante nella misura necessaria. Nella pratica specifica, questo processo naturale si svolge grazie ai lombrichi, ai vermi ed ai microrganismi. Sono quindi organismi viventi e non sostanze chimiche che tutelano il benessere della pianta.
Ogni intervento umano è consentito solo nella misura in cui lo scopo è quello della protezione di questo microambiente. Sono necessarie la rotazione delle colture, le semine per sovescio, la copertura permanente del terreno, le lavorazioni del terreno non invasive, la rinuncia all’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi. In ultimo, vengono effettuate delle pratiche non convenzionali. Come ad esempio la semina effettuata seguendo i cicli lunari.
La crescita di questa produzione negli ultimi anni ha indotto le autorità competenti europee a lavorare sulla normativizzazione di questa disciplina. Vedremo in futuro se con l’agricoltura biodinamica si arriverà al superamento del vino biologico o rimarrà una pratica enologica alternativa.